sabato 4 dicembre 2010

CARNE O PESCE?

Assolutamente frutta e verdura, senza questi due non potrei vivere!Ho imparato a cucinare da poco più di un anno. Fino a fine 2008 mi arrangiavo in cucina, diciamo che non son morta di fame ma non ho mai deliziato alcun palato. Detestavo cucinare e mi infastidiva aver gente a cena. L'unico piatto che mi riusciva gradevole era la zuppa di legumi (di cui ne sono giotta).Ad oggi la cosa che più mi manca dell'ultimo anno è cucinare. Si è capovolta completamente la situazione e quello che era un fastidio ora è una grande passione. La soddisfazione più grande è stata preparare il pane. Mescolare gli ingredienti, setacciare la farina e passarla sulla mano, sentire tra le dita quella sensazione unica di essenza impalpabile è meraviglioso. Attendere con pazienza lo scorrere del tempo della lievitazione e della cottura è un'esperienza da fare. Nulla può essere paragonato all'esperienza di pace che da preparare il pane, soprattutto con il lievito madre che riechiede una diligente procedura nelle dosi e nelle tempistiche. Non parliamo dei profumi! E' sorprendente l'effetto che ha il profumo di pane appena sfornato in una casa!Comunque prima di prendere il brevetto di cuoca ne devo fare di manicaretti... eccome!!!!!Ma rimaniamo sulla carne e sul pesce. Diciamo che senza carne posso vivere, con estrema tranquillità aggiungerei. Lo feci anni fa, stetti ben tre anni senza consumarne. Sta di fatto che se ben cucinata non dico di no quando mi viene offerta.Proprio la carne è stata uno dei paletti più difficili da sormontare in cucina. Se non la si adora non è poi così facile cucinarla. Prima di fine anno mi son ripromessa di preparare il brasato (era uno dei miei buoni propositi espressi ad inizio anno).Il pesce mi piace molto, ma pure senza di questo vivrei senza problemi. Lo adoro alla brace, ma pure con il sugo non scherza. Ho imparato a cuocerlo in modi diversi, ma anche qui ho ancora molto da imparare. Mi piaciucchia l'idea di aver imparato a pulire quello interno dopo la cottura, e non so minimanente come si sfiletta quello fresco.La scorsa settimana, rientrata a casa a fine lavoro, mi son trovata sulle scale, appena all'interno del cancellino d'ingresso, un sacchetto con ben tre pesci. Due molto grandi non puliti, ed uno più piccolo già pulito. Penso siano stati pescati in giornata. Non ho ancora capito chi me li abbia lasicati. Si, son finiti nella pattu, e chi si fida! chissà da quanto stavano li. (mistero!!)

domenica 10 ottobre 2010

MARE O MONTAGNA

Adoro la montagna, anche x' sono "cresciuta" in una baita. Li non c'era nulla, solo la natura. Sono però una lazzarona e fatico a camminare e quindi a decidermi di andarci. Così non godo i bei tour estivi per pigrizia, anche se poi, quando in montagna ci sono, ne sono felice. Adoro mettere gli scarponi con i calzettoni che arrivano a metà polpaccio, mi piacciono i maglioncioni con le camice di lana a quadrettoni (che ormai non ho più). Impazzisco per il camino della baita, e per la stufa a legna e mi diverto andando a raccoglierne la legna. Nella baita dove andavo non vi era acqua corrente e così noi piccoli si andava alla fontana o alla cascata con le taniche e la cariola per trasportarle. Non vi era nemmeno la luce, durante la giornata si utilizzatano le bombole a gas mentre la sera e la notte era tutto un bagliore di torce. La doccia la facevamo una volta alla settimana, ma solo se il tempo era caldissimo. Sfruttavamo una canna che dalla cascata percorreva tutti i prati e finiva con l'attorciliarsi sopra il tetto della baita. Il sole caldo era il nostro boiler.


Il mare? mi manca tremendamente. Ma mi manca la settimana al mare, o meglio le due settimane. Sento la nostalgia delle levatacce della mattina per andare a raccogliere telline e le comminate sul bagnasciuga. Ricordo i bagni interminabili con la paura che i granchi mi pizzicassero le dita dei piedi (li temo ancora). Mi piace pure la sensazione del freddo provata la sera dopo un'intera giornata di caldo sole sulla pelle. Il mare è il mare! Sono gli odori ed i colori. E' il riposo ed il divertimento. Come fare a non adorarlo?

venerdì 10 settembre 2010

OMBRA O PENOMBRA?

Alla penombra sicuramente si vede meglio ciò che ci circonda piuttosto che sotto il sole che ci abbaglia o al buio che ci rende ciechi.
Da amante del sole non posso che rispondere sole pieno. L'energia che ci dona è indispensabile per me come per chiunque altro. Ma è pur vero che se il sole estivo oltre che scaldare ustiona pure, e il mio posteriore ben ne ha scoperta questa qualità durante l'estate.
Il buio assolutamente no, mi fa paura. Sono una fifona, una grandissima fifona!
Se con buio e penombra intendiamo notte e giorno... La notte mi piace, mi piace il suo silenzio e la sua libertà. Durante la notte è bello guardare film, leggere (anche se a me ad una certa ora stimola il sonno), ed ho scoperto di recente, pure cucinare.
Ma nulla batte l'energia del giorno, ahhh assolutamente non vi è pace e relax notturno che vinca sul giorno. Mi piace alzarmi presto (ovvio, senza sveglia, altrimenti è odioso!). In queste sere vado a letto presto e mi sveglio di buon'ora anche nei w-e. Quando la domenica mattina si sente il "ggrrrr" delle mie ante che si spalancano noto lo stupore del mio anziano vicino che si aspetterebbe un mio tardo risveglio. A differenza dei giorni della settimana, la domenica mattina vi è una pace assoluta. In estate mi piace svegliarmi e godermi gli sgranchimenti innazi alla finestra spalancata, anche la colazione all'aperto ha tutto un altro gusto.

giovedì 22 luglio 2010

Piango

Durante la vita viene detto più volte ad una persona di vedere il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto. Questa cosa ogni volta la vivo come se mi dovessi mettere a confronto con il mio interlocutore, tra noi vince solo chi il bicchiere lo vede mezzo pieno.
Io ho imparato una cosa dalle mie esperienze passate: il bicchiere può essere sia mezzo pieno che mezzo vuoto, tutto dipende dalla situazione.
Sto affrontando un periodo molto molto difficile e proprio l'abbondanza di acqua in quel bicchiere non la vedo. E poi perché sempre costringersi o fingere che tutto vada bene?!?!
Dopo 1 anno e mezzo di convivenza ho lasciato il mio compagno e sono tornata a casa mia. L'avevo scelto come mio compagno di vita, avevamo detto di non lasciarci mai...
Nonostante la consapevolezza e la forte spinta interiore la strada che ho scelto mi porta dolore.
Quando si ama un uomo; quando si pensa che sia l'uomo della propria vita; quando con questo uomo si fanno piani e progetti; quando con questo uomo ci si sente completi e ci si sente parte di esso; quando con tanti sogni comuni si arriva a sera e ci si stende sul letto, l'uno di fonte all'altro, ed insieme si continua parlare ed a sognare; quando dopo il bacio del saluto del mattino, che ci separa per svolgere le mansioni personali, si sente il bisogno di averne un altro e poi un altro ed un altro ancora...; quando si cercano, tutti in sequenza, i nomi dei futuri figli; quando si entra in tale intimità da non avvertire più vergogne o timidezze; quando ci si diverte a gironzolare come dei ragazzini con la bicilcetta per la città o a sbaciucchiarsi al cinema all'aperto; quando la foto più pazza e singolare è la nostra; quando si sente che a vicenda ci si compensa....
quando si sente che l'amore c'è... non è facile dire addio ed andarsene.
Nonostante tutte le consapevolezze, nonostante le convinzioni e gli obbiettivi
il cuore fa male! Fa molto male!
Non so se sono vittima di troppa consapevolezza. A volte vorrei tornare indietro per non sapere alcuni fatti dell'uomo, in modo di vivere lasciandomi andare ai sentimenti senza fare troppo domande e ricercare troppe risposte.
La vita che oggi vivo è l'unica che ad oggi conosco e riconosco come valida.
Ma fa male! Fa molto male!
Ho lasciato un uomo meraviglioso ed io donna meravigliosa ne soffro. Lui non sa di essere tale, e tale non riesce pienamente a far sentire me. Ed io che so, non riesco a vivere così...
ma io che ho lasciato vivo ora con una ferita
tanto grande che fa male!
Detesto tutte quelle madri che non amano i loro figli, o che li amano morbosamente. Che non fanno crescere i loro figli per essere uomini valorosi e che a causa di questo distruggono noi donne ed i nostri cuori.
E' difficile dire addio ai propri sogni, ai propri desideri, ai passi fatti...
Da molta sofferenza sapere che tutto poteva essere splendido... ed a tutto girare le spalle e cambiare direzione.
La consapevolezza fa male, molto male!

mercoledì 14 luglio 2010

Jazz




Lunedì sera sono andata al concerto di Mario Biondi a Milano, faceva parte del festival jazz milanese.

E' stata una serata splendida!!! Adoro il jazz, i suoi ritmi, i suoi spazi, gli assoli... mi fa sognare.


Il jazz l'ho scoperto nei telefilm dei Robinson (anni '80), ricordate papà Cliff ed il suo spassionato amore per i vinili? Ero bimba quando guardavo quelle puntate ed ascoltavo per le prime volte quella musica.

Noncurante di questi ritmi durante tutta la mia adolescenza (devo proprio dire che non ho mai avuto una cultura musicale) mi sono trovata poco più che ventenne ad un concerto jazz in cui un amico suonava la chitarra. Chiesi subito a questo di poter avere dei cd per approfondire la mia conoscenza e scoprire il genere.

Amore a prima nota!

Ho stressato mia madre e mio padre mettendo il repeat alle tracce che preferivo, e negli anni a venire i miei vicini di casa.

E' troppo armonioso, energico, sentimentale, profondo...
per non apprezzarlo....


Al concerto di Mario Biondi mi sono goduta non solo la voce del protagonista, ma anche le note di tutti i musicisti.




C'è stata poi la scoperta: Giovanni Baglioni.


L'avevo già apprezzatamente sentito suonare, ma non mi ero resa conto di quanto trasporto vi fosse nelle sue note che mi hanno completamente RAPITA.......




Lascio il link del video che ho trovato di Get Up (qui)






venerdì 18 giugno 2010

Psicofarmaci? NO, grazie!! Mi basta una sana psicoterapia!!!




Anche questo articolo l'ho scritto e pubblicato su un altro blog di recente chiuso. Era stato commentato in modo molto interessante da alcune lettrici, visto quanto io ritenga di valore i commenti ricevuti li riporto senza i nomi di firma in fondo alla pagina.




PSICOFARMACI? NO GRAZIE, MI BASTA UNA SANA PSICOTERAPIA!!!


Ma sapete quanta gente prende gli psicofarmaci?
Ma sapete con che facilità i medici li prescivono?
Ma sapete cosa provocano in noi?
Ma sapete a cosa servono e che risultato hanno?
Ma sapete quanto durano?
Vi assicuro che senza psicofarmaci si guarisce, direi: anche meglio e definitivamente.
State alla larga dai dottoroni che ve li prescrivono, che se li prendano loro!!!!!! E chissà quanti lo fanno!
Basta una buona terapia psicoterapica per aiutare la vostra mente, non serve la chimica. Un buon psicoterapeuta vi saprà aiutare con veri e definitivi risultati. Con un lavoro serio e continuativo (che non vuol dire che dallo psicoterapeuta ci dovete andare per tutta la vita).
Come fare a valutare uno psicoterapeuta? Prima di tutto salutate immediatamente chi vi prescrive gli psicofarmaci. Valutate chi vi sta di fronte. Quello che avete innanzi è una persona seria? Come vive la sua vita? E' eccessivo nei modi di fare? E' divorziato? Ha figli tossicodipendenti o bulli nelle scuole? Cercate di notare se è una persona che vale a livello umano. Lasciate perdere i dottoroni che se la tirano, ma evitate pure quelli che si svendono... puzzano di marcio tanti di essi! Non recatevi dagli psicologi ma putate direttamente allo psicoterapeuta, l'unico con le qualifiche per potervi aiutare.
Chi crede nella sua disciplina la pratica lui stesso, quindi gli psicoterapeuti, se veramente credono nella psicologia, vanno da uno psicoterapeuta? E'si! Certo, pure loro è bene che vadano a farsi analizzare. E' dal fuori che si vedono le cose, non dal dentro! Serve una persona sopra le parti per poter capire ed aiutarti ad aggiustare il colpo, anche se hai le nozioni.
Per valutare se lo psicoterapeuta è una persona valida è ottimo il passaparola.
Ricordo qualche un pò di anni fa, avevo circa 20 anni. Parlavo di psicoterapia con un carissimo amico. Mi sentivo insicura in merito alla mia vita e avvertivo la necessità di avere una guida che mi indicasse le mie possibilità. Questo amico, d'età più grande di me, mi disse che in passato fece un ciclo di incontri con uno psicoterapeuta e che mi avrebbe fatto avere il suo numero. Qualche giorno dopo ho preso il contatto ma mi son soffermata a pensare prima di effettuare la telefonata. Questo mio amico è una persona a cui tenevo molto, e che ancora oggi chiamo il mio "fratellone", una persona a cui sono legata. Nonostante tutto sono sempre stata molto obbiettiva nella sua analisi. Quante cose non andavano nella sua vita! Com'era problematico, e come lo è ancor oggi!!! Mi son detta: se lui è ancora a questo punto, nonostante la lunga terapia fatta, mi sa che questo piscoterapeuta vale veramente poco!!". E così ho lasciato perdere nella speranza che arrivasse altro.
Non è facile parlare di psicologia con la gente. Dire vado dallo psicoterapeuta è come dire, per molte - troppe - persone, sono matta. Piuttosto che mettersi in discussione la gente preferisce vivere di pasticche; è si, perché io sono convinta che le malattie tanto dipendano dalla psiche, la vera ad essere malata. Quindi come fare ad aprirsi con le proprie conoscenze dicendo loro di voler provare quella strada?
Basta guardare qualsiasi trasmissione televisiva che parla di malattia. Ma si potrà che mai e poi mai annuiscano al fatto che alla base ci possa essere un problema psichico? Le cause sono sempre complicatissime o, ancor peggio, genetiche. Le soluzioni stanno sempre e solo nelle belle e colorate scatole di farmaci o tra i bisturi di qualche dottore. (Sia chiaro, ben vengano i bisturi ed i farmaci, ma..... )
Mai che dicano che si dovrebbe provare con una psicoterapia... Tutti dottoroni, grandi, importanti, con tanti libri scritti e tante ore in cattedra a raccontarla agli altri. (Sia chiaro, ben vengano le loro ricerche!!)
Sapete quanto ci marciano sopra questo le case farmaceutiche? Rende di più la gente malata che compra ogni giorno tanti bei farmaci o quella che, grazie ad una sana psicoterapia, non ti compra nemmeno un farmaco e ne necessiterà raramente anche nella sua vecchiaia? Datevi la risposta!
Come ho fatto io alla fine a trovare il mio psicoterapeuta?
Penso sempre che se una persona cerca veramente qualcosa prima o poi la incontra! E così ho avuto un'altra possibilità.
Mi son trovata ad aver a che fare con una donna di valore, sicura di sé, amata e rispettata dal marito che anche lei amava e rispettava . Una donna che sin dal primo momento che l'ho conosciuta mi ha dato certezze e che stimolava in me sani dubbi. Lei conosceva uno psicoterapeuta con cui aveva fatto una validissimo perscorso... e che teneva ancora presente per i fatti particolari della propria vita.
Mi ha dato fiducia! La mia fiducia è stata preziosamente ripagata!!!
Dallo psicoterapeuta non vanno i matti ma vanno tutti gli esseri umani; sia quelli che si sentono appesantiti dalla vita che quelli che alla vita sorridono ogni giorno possono trarre opportunità uniche ed informazioni importantissime per loro da una psicoterapia.
Dallo psicoterapeuta va chi ha il coraggio di mettersi in discussione, chi vuole aprire i propri occhi e trovare la miglior strada per sé.
Dallo psicoterapeuta va chi ha voglia di vivere bene, di essere felice, di essere sereno, di essere sano...
Dornando agli psicofarmaci: di gente che li tilizza ne ho conosciuta un bel pò. Dopo anni di assunzione di essi nulla è cambiato per loro, la depressione è sempre li che fa capolino quando meno se lo aspettano. Cosa saranno serviti quegli spaccastomaci chimici?!?!


... pensateci...




Commenti:

Lettrice A: PURTROPPO NON E' COSì SEMPLICE MOLTE PERSONE HANNO DAVVERO BISOGNO DI FARMACI E NON DOVREBBERO ESSERE COLPEVOLIZZATE PER QUESTO. ALTRO DISCORSO è L'ABUSO DEGLI STESSI. PAOLA UNA PSICO!

Risposta: Cara "lettrice A",io certo non colpevolizzo chi utilizza psicofarmaci, ma chi li somministra.Lo psicofarmaco che risultati ha? Va alla radice del problema risolvendolo? Lavora sulle cause che fanno sprigionare il male?A quanto pare non fa nulla di tutto ciò. Ciò che lo psicofarmaco da a chi lo assume è un anestetizzamento temporaneo della situazione, un tamponamento del male. Non certo una risoluzione definitiva.E' una buona psicoterapia che risolve ed annulla i problemi alla radice facendo si che non si manifestino più nel futuro, nemmeno sotto altre sembianze.Ti assicuro che alcuni tuoi colleghi hanno il piacere di guarire i mali della gente con una, se pur dolorosa e profonda, psicoterapia.Cordialmente.



Lettrice B: Doloroso questo commentare oggi. Io non lo so quale sia la tua esperienza profonda, non so quanto il vivere ti sia agevole. So quanto la mia vita sia stata condizionata, ferita e mutilata dal disagio psichico. Mi sono curata con la psicoterapia per 14 anni e la mia terapeuta (ti assicuro che il fatto che fosse separata non ha mai tolto nulla alla sua capacità di interagire con me e con il mio dolore) se non mi ha guarita ha però compiuto il miracolo di farmi desiderare di vivere, cosa che ti assicuro, non è mai stata scontata per me. Alla fine però ho dovuto arrendermi al fatto che solo i farmaci mi consentivano un qualche surrogato di vita "normale" e da allora li assumo ogni giorno e l'ultima delle mie preoccupazioni è che possano danneggiare il mio stomaco. D'altro canto, ho preso per anni farmaci per un'altra patologia, i cui effetti collaterali erano ben più pericolosi di un'ulcera. Credo davvero, senza nessun intento polemico, che chi soffre nel profondo, meriti qualcosa in più di un giudizio tranciato con l'accetta. In tutto ciò sono molto felice che la psicoterapia abbia avuto su di te dei buoni effetti.

Risposta: Ciao "lettrice B".Ho letto il tuo messaggio con il dovuto rispetto, e con altrettanta cautela, mi permetto di risponderti (come ho fatto con Paola).Ti assicuro che non sono una spara sentenze, quello che non mi permetterei mai di fare è semplificare il male della gente. So, lo so bene, quanto una terapia possa essere difficile, e quanto possa essere tremendamente faticoso uscire da un circolo vizioso che ti porta al desiderio di annullamento.Non penso di essere una tra le poche fortunate ad aver avuto buon esito tramite una terapia. Il confronto con le persone lo ricerco continuamente e ti dico con certezza che chi può aiutare senza gli psicofarmaci c'è eccome.La finalità di questo mio post è di far sapere ai tanti bisognosi di un aiuto che non per forza di cose lo possono trovare solamente nei farmaci. Nonostante capisca e rispetti il tuo dolore, mi permetto di assicurarti che un’altra via c’è. L’indirizzo psicoterapico sistemico-relazionale fa si che la terapia vada ad intervenire su quelle dinamiche che provocano il male. Lavorando proprio sulla causa del male ti assicuro che tutto quello che provoca svanisce. Certo, non è facile e non è da tutti sapervi lavorare.Mi sono permessa di dire che uno psicoterapeuta divorziato dev’essere lasciato perdere perché in questo settore noi pazienti, a mio avviso, dobbiamo pretendere il meglio. Una persona che analizza me ed il mio male, a mio avviso, non può avere delle così profonde lacune al suo interno tanto che l’hanno portata a fare delle scelte completamente sbagliate nella sua vita. Ammetto in questo che le scelte e gli errori di uno psicoterapeuta possono essere stati fatti in un lontano passato e successivamente rimarginati con un percorso valido (tutti possono migliorare, anche loro ovviamente). Ma, sono comunque convinta, che quando noi dobbiamo scegliere è bene che stiamo molto attenti, perché a queste persone affidiamo la nostra vita. Non quindi doveroso scegliere il meglio? (so che questa domanda una persona malata e che non vuole vivere certamente non se la pone, ma la gente interno a lei certamente ne ha l’obbligo).Rispetto il tuo percorso e pure il punto di vista di Paola, ma io, come tanta altra gente che ho conosciuto (che ti assicuro non aveva la minima speranza in sé e per sé), siamo l’esempio che di psicofarmaci se ne può fare a meno. Grazie per avermi scritto.



Lettrice C: hai ragione.di psicofarmaci se ne prescrivono decisamente troppi.se poi sia la psicoterapia la soluzione, io non lo so .personalemnte anzi penso di no.Credo che un bravo aiuto ti serve per cominciare un percorso che però aun certo punto devi continuare da te.troppe volte ho visto persone continuare per inerzia percorsi psicoterapeutici per anni...una dipendenza diversa in fondo, da quella chimica, certo più sana, per carità..però sempre dipendnenza.bel blog.ricco di spunti, oltre che di ricette:D

Risposta: Ciao "lettrice C",condivido con te, la dipendenza, qualunque essa, sia non fa bene. Una terapia deve dare esito in un determinato periodo di tempo, e comunque si devono vedere e sentire i risultati giorno dopo giorno. Una psicosi grave non può certo essere curata in un anno (del resto nemmeno un malato di cuore che ha subito un trapianto dopo un solo anno è guarito del tutto e può andare a far la maratona di NY).La psicoterapia può essere paragonata ad un corso di cucina: dove spopri cose nuove, impari a utilizzare i vari ingredienti, capisci a cosa servono gli strumenti del mestiere, inoltre ti indirizza sul come muoverti in cucina. Poi certo, successivamente, acquisite le basi, devi fare da te. A mio parere c'è comunque sempre una "ricetta nuova" pronta ad entrare nella nostra vita, per questo a volte vale comunque la pena di confrontarsi per imparare nuovamente come fare e perché.E' tanto bello ed arricchente mettersi in discussione. Un Sorriso grande grande...


mercoledì 16 giugno 2010

Donne e Stupri, parliamone...



Riporto anche questo articolo scritto precedentemente per un blog che ora è stato chiuso.


Questa sera ho letto un recente post di Vivere Verde (qui). Parla di strupro.
Dal momento in cui l'ho letto non ho fatto altro che avere pensieri in merito a questo tema, alla libertà della donna ed alla sua sensualità e famminilità.
Uscendo di casa, soprattutto la sera quando è già passato il tramonto ed il buio è sceso, girando per i viali della città, entrando nelle vie poco illuminate ed isolate, dopo aver letto in merito a stupri o rapine, si "raddrizzano le antenne".
In un attimo, da donne energiche, forti e sicure di sé, da pantere nella propria giungla ci si scopre cerbiatte delicate, indifese ed inermi innanzi a qualsiasi possibile bracconiere.
Noi donne siamo fatte di una pasta che è tanto rocciosa e resistente quanto fragile e delicata. Queste diversità fanno parte del nostro essere femmina, sono il nostro bello, e sono una preziosità per gli occhi della persona che ci ama. Tanto delicate da essere difese dal nostro uomo, tanto forti da difendere noi ed i nostri figli a tutti i costi.
Noi e la nostra femminilità che esprimiamo in qualsiasi momento. Non vi è donna, bella o brutta che sia, che non abbia un vezzo di estrema femminilità. Noi sensuali, perché la sensualità è della donna, la sensualità è la donna. Non vi è donna senza sensualità.
Noi femmine sensuali che ci troviamo sole in casa o in una strada buia, che ci troviamo vicino a possibili bracconieri non dobbiamo chiudere né gli occhi né la bocca.
Ho avuto modo di conoscere donne che hanno subìto degli abusi. Sono sia giovani che più mature.
Quella che maggiormente mi ha lasciata con l'amaro in bocca e che mi ha fatto raggelare il sangue è Arianna, una donna con cui non ho discusso direttamente dell'argomento ma di cui ho avuto notizie tramite interposta persona.
Da giovane Arianna veniva, dalla stessa madre, messa nel letto del nonno e del padre che abusavano liberamente di lei.
Questa donna, che ora avrà una sessantina di anni, ha vissuto una vita orrenda. Si è sposata con un uomo, che lei stessa ha scelto quale prolungamento del suo abominio, che l'ha sempre maltrattata ed dalla quale ha avuto due figli, un ragazzo ed una ragazza con gravissime psicosi (uno pensa di essere un matto e vive di eletttroshock, l'altra sin da piccola per la disperazione interna a sé si strappa i capelli).
Arianna non ha mai avuto il coraggio di affrontare una seria psicoterapia, e la sua vita è un continuo andare a rotoli. Non ha paletti su cui appoggiarsi. Le ferite dentro di sé sono così estremamente lacerate che nessuna benda e nessun disinfettante possono farle nulla.
La sua vita è stata spezzata fin da bimba dalla sua stessa famiglia.
Giovanna è una donna meravigliosa. Sapete quelle trentenni che tutti gli uomini si girano a guardare quando passano per strada? Vestiti ordinari e acconciatura altrettanto regolare, ma una bellazza come poche ce ne sono.
Come l'ho conosciuta Giovanna si è subito aperta a me (ed a quanto mi ha raccontato era un fatto molto molto strano). Mi ha fatto menzione di come quel signorotto di paese un bel giorno l'ha bloccata per le vie della città e l'ha violentata. Lei, che si sentiva sporca e colpevole non ha avuto il coraggio di raccontare nulla in famiglia. Il male la rodeva dentro però, ed ogni giorno che passava era sempre più terrorizzata, e sporca, e colpevole. Un giorno non è più riuscita a sopportare il terrore, la sporcizia che la opprimeva ed il peso della colpa. Piuttosto che chiedere aiuto ha preferito chiudersi nel suo bagno e, con una lametta, tagliarsi entrambi i polsi.
Ora Giovanna porta sui polsi, oltre che nel cuore e nella mente il ricordo di quel tremendo giorno, il ricordo dello stupro. La famiglia nonostante l'abbia trovata in un lago di sangue e portata fortunatamente in tempo all'ospedale, dopo aver avuto spiegazioni in merito a quanto accaduto tempo prima non ha avuto il coraggio di recarsi dai carabinieri e di denunciare quell'importante signorotto del paese.
Giovanna è lasciata a sé stessa, alla sua bellezza, alla sua femminilità, alla sua solitudine, al suo male.
Simona anch'essa aveva in casa il suo stupratore. Il marito di sua sorella ha abusato di lei quando era ancora meno che ventenne. Quando con tutto il coraggio che poteva ha rivelato l'accaduto ai suoi famigliari questi non l'hanno creduta, le hanno dato della bugiarda. Lei oltre che sporca, colpevole si è anche sentita bugiarda.
Solo di Simona ho notizie positive. Lei da sporca, colpevole e bugiarda si è trovata un uomo con cui ha avuto due figli. Dopo qualche anno di matrimonio la coppia stava per dividersi perché la ferita che aveva Simona era troppo dolorosa per poterle permettere tanta felicità, e perché ai suoi occhi una donna sporca, colpevole e bugiarda non poteva meritarsi sì tanta felicità.
Simona e suo marito sono due persone uniche, nel loro male hanno trovato la forza di mettersi in discussione e di fare un percorso di coppia. Ora Simona ha sputato in faccia al suo abusatore, ed a tutti coloro che non l'hanno creduta, ora ha capito che non è stata lei ad instigare lo stupratore. Simona ora è felice ed ha avuto il suo terzo figlio benché quarantacinquenne.
Lo stupro mai e poi mai dev'essere accettato, mai e poi mai è ammesso. Lo stupro è uno stupro!
Troppe volte ho sentito che maltrattamenti e stupri venivano giustificati dai genitori della donna offesa, se non addirittura provocati.
Non siamo noi donne colpevoli perché un uomo ci stupra, sono loro che si prendono qualcosa che è solo nostro e lo prendono senza il nostro permesso. Non sono le minigonne o i seni troppo evidenti che danno il permesso ad un uomo di allungare le mani sul nostro corpo.
Nessuno può permettersi di toccare ciò che non è suo, tanto meno noi donne che siamo delicate come la più delicata delle porcellane e preziose come il più pregiato dei diamanti.
Proprio perché non dobbiamo mai accettare che nessuno ci faccia violenza non permettiamo nemmeno che ad alcun altro faccia violenza chi ha toccato noi. Denunciamo! La denuncia fa la differenza: mette in chiaro la gravità del fatto e ci rivela che noi non ne siamo la causa.


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